Cari amici dell’Istituto Acton,
Niente paura, non abbiamo spostato l’ufficio a Londra; questo mese sto scrivendo da Londra invece che da Roma per seguire l’ultima delle nostre conferenze della serie Povertà e Sviluppo sul tema “Dagli aiuti all’impresa: libertà economica e soluzioni alla povertà” tenuta l’1 dicembre. Ho già scritto un paio di brevi messaggi per il blog di Acton che potete leggere qui e qui, quindi non ripeterò ciò che ho scritto in quelle pagine. Invece, colgo l'occasione per parlare un po’ della crisi europea, tema di cui si è discusso sporadicamente durante la conferenza e che sarà oggetto di molte notizie nelle prossime settimane.
Ma prima vorrei parlarvi di alcune impressioni generali del mio viaggio che ritengo rilevanti per spiegare il guaio in cui si è messa l'Europa. Una delle prime cose che ho notato al mio arrivo nel Regno Unito è la differenza che esiste a livello economico tra esso e l’Italia nella vita quotidiana. È normale che i membri del personale aeroportuale, delle stazioni ferroviarie, alberghi, negozi, ecc, sono disponibili e facilmente reperibili, non sembrano infastiditi se gli vengono poste delle domande e rispondono proprio come persone che stanno lavorando realmente in quei posti. Completamente differente dalle prime impressioni che si hanno all'arrivo in Italia, dov’è probabile che l’assistenza la devi andare a chiedere e dove spesso le tue domande incrociano uno sguardo seccato e sfociano in una “risposta” del tutto confusa che significa che dovrai chiedere spiegazioni a molte altre persone, se riesci a trovarle, e poi fare ordine attraverso le informazioni contrastanti che hai ricevuto. In termini di scambio inter-personale di informazioni utili (piuttosto che di inattività e di chiacchiere che fanno solo perdere tempo), semplicemente le cose funzionano meglio e più professionalmente a Londra che a Roma.
Mi rendo conto che alcuni potrebbero essere tentati a considerare tutto ciò secondo uno standard che vede i protestanti contro i cattolici, il nord Europa contro il sud come possibile spiegazione a tutto ciò, nonostante la presenza di molti immigrati nel Regno Unito che provengono dall’Asia del sud e dall’Africa. Se i fattori predominanti della crescita economica sono la religione e la cultura, il neo governo guidato da Mario Monti non ha alcuna possibilità di convincere gli investitori che l'Italia è aperta agli affari. Se, come’è più probabile, i problemi italiani sono dovuti ai suoi livelli estremamente gravosi di tassazione e regolamentazione, all’incompetenza del governo completamente refrattario a importanti riforme sindacali, c'è ancora speranza perché è molto più semplice cambiare la politica che le religioni e le culture. Ma ci vorrà ancora molto tempo per far si che l'Italia si guadagni la fiducia necessaria degli investitori che sono molto ben consapevoli degli ostacoli di vecchia data alla crescita e alla prosperità e quindi sono riluttanti a fornire i finanziamenti di cui c’è bisogno. Contrariamente a tutte le teorie cospirative sulla finanza globale, di solito il capitale va dove sarà usato in maniera più produttiva, e proprio ora, non è quello che accade in Italia.
Naturalmente questa è una lezione che hanno bisogno di imparare molti Paesi europei e non, e ci sono teorie contrastanti su come ha luogo lo sviluppo, come ha spiegato Marcela Escobari al nostro evento di Londra. Poiché i leader europei discutono su come la zona euro possa sopravvivere alla crisi del debito sovrano, essi hanno bisogno di fare un lavoro migliore per spiegare ciò che viene richiesto a se stessi e ai loro cittadini. I politici devono perdere l'abitudine di rilasciare comunicati oscuri e senza senso che non convincono nessuno che avverrà un qualsiasi cambiamento significativo, viene solo ritardato l'inevitabile e, probabilmente, si rende la situazione più difficile quando arriverà la resa dei conti. C’è bisogno di un dibattito reale e per i nostri lettori italiani, c’è bisogno di dirigersi verso un’analisi seria dei programmi di riforma, come ci spiega in questo blog: http://www.chicago-blog.it/, Oscar Giannino e i nostri amici dell’ Istituto Bruno Leoni. Detto questo, spesso mi chiedo se la gente dei Paesi della zona euro accetterà riforme di vasta portata, visto le proteste che hanno già avuto luogo e sono sicuro che continueranno. Nonostante la grande quantità di capitale umano da trovare, decenni di politiche di welfare logoranti da un punto di vista morale e spirituale potrebbero aver trasformato gli europei in un gregge di pecore senza pastore.
Se la religione e la cultura non sono i fattori principali che determinano la prosperità nazionale, la loro assenza o la loro corruzione possono certamente influire. Sì, a Londra funziona tutto molto meglio che a Roma, ma come abbiamo visto durante i disordini della scorsa estate nel Regno Unito, non tutto va bene in Gran Bretagna. Nel suo articolo “Barbarians on the Thames,” Theodore Dalrymple mostra come l'analisi superficiale dei disordini è stata la causa principale che ha portato a trascurare il fallimento della leadership tra la classe politica. La stessa cosa si può dire dei leader religiosi, che non sono riusciti a rispettare il loro impegno di lottare contro l'ingiustizia e la povertà quando trascurano o non rispettano il ruolo della proprietà privata, il lavoro duro, la parsimonia e altre virtù “borghesi”. Non dobbiamo sorprenderci se le persone che nel corso di generazioni sono dipese da concessioni del governo non accettano la riduzione del sussidio di disoccupazione se nessuno gli dice che continuare a percepirlo è qualcosa di distruttivo da un punto di vista personale e sociale. Non c’è bisogno di dire che questo è vero nella stessa misura, se non di più, per i beneficiari della classe alta e media del “capitalismo clientelare” come per il sottoproletariato.
Poiché siamo in Avvento, e mentre ci avviciniamo alla festa della Natività di Nostro Signore, al mio ritorno da Londra, non voglio sembrare il personaggio di Dickens chiamato Ebenezer Scrooge. Ho detto prima che se i problemi italiani sono dovuti alle scelte politiche sbagliate, c’è ancora speranza, ma questo è vero solo in senso limitato, perché il vero significato della speranza si estende ben oltre ciò che l'economia o la politica può offrire. In due occasioni nel weekend del 2-4 dicembre, il Papa Benedetto ha incoraggiato i cristiani a cercare durante il periodo dell’Avvento delle opportunità per il silenzio, la meditazione e anche l’abnegazione, e quanto è difficile trovare queste cose tra tutte le feste, lo shopping e i viaggi, perché è così facile perdere di vista Cristo nella nostra vita piena di cose da fare. (A mio parere, e per dirla tutta sugli italiani, penso che vivere un Avvento discreto seguito da un periodo natalizio più allegro, che si estende alla festa dell'Epifania il 6 gennaio è qualcosa in cui l'Italia è più avanti rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito. “Natale contiene troppa gioia per viverla in un solo giorno”, ha detto una volta il Papa). Per quanto noi dell’ Acton vediamo il bene nelle attività commerciali, sappiamo anche che senza una profondità morale e spirituale, gli esseri umani possono diventare cattivi e chiudersi in se stessi.
Cose come la verità e il bene sono contagiose, e non c'è dubbio che ciò che predica Benedetto avrebbe anche effetti sociali positivi, soprattutto in questi tempi di difficoltà economiche e di incertezza. Potrebbe anche darsi che con la crescita economica che ha visto il mondo negli ultimi decenni, siamo arrivati a dare per scontata tale ricchezza e adesso non è facile abituarsi a vivere con meno beni materiali, non importa quanto sia recente la loro introduzione nelle nostre vite. Forse l'attuale crisi ci avrà fatto bene se riusciamo a capire non solo ciò che tale crescita esige da noi, ma anche se ci ricordiamo che tutto ciò che facciamo in economia e nel mercato deve essere fatto al servizio di Dio e del prossimo, se il nostro modo di agire in questo periodo di crisi apporterà anche benefici spirituali.
Poiché la nostra prossima newsletter sarà pubblicata dopo le vacanze, colgo l'occasione per augurarvi un santo Avvento, un buon Natale e un felice anno nuovo, e tutti noi dell'Istituto Acton speriamo che voi e i vostri cari siate in grado di condividere il messaggio di Cristo di pace e gioia, ovunque voi siate.
Kishore Jayabalan
Direttore